lunedì 20 dicembre 2010

Parchi eolici in Italia: le ragioni per dire "Sì"




Recentemente mi è pervenuta questa mail, in cui mi viene chiesto se è possibile bloccare la realizzazione delle centrali eoliche in Italia tramite referendum. Il tema è caldo e decisamente attuale. Questo il testo della lettera.

Da qualche tempo si sente parlare che varie provincie vogliono predisporre dei parchi eolici, con la finalità di produrre energia elettrica. Per far ciò ricevono finanziamenti regionali, statali, europei. Personalmente trovo assurdo e fuori luogo la realizzazione di parchi eolici, per vari motivi. Anzitutto il grande utilizzo di terreno, il rapporto costo/resa non adeguato, la notevole rumorosità del sistema, la produzione non costante, il notevole rischio e pericolo per le rotte migratorie dei vari volatili. Però vi sono interessi personali (...). Sarebbe logico ed oppurtuno seguire gli esempi di Austria a Svizzera. Ripristinare le piccole centrali idroelettriche, sia fluviali che a diga. E poi il sole, come diceva il grande Nicolas Tesla: mettiamo un "conta-ore" al sole. Esiste un referendum per bloccare le centrali eoliche?
Cordiali saluti




In Italia sono stati indetti dei referendum a livello locale sull'eolico che hanno dato quasi sempre esito positivo nei confronti di questa fonte energetica pulita.

L'eolico, come tutte le centrali elettriche, modifica l'ambiente, questo è indubbio. Poiché di energia ne abbiamo e ne avremo sempre bisogno, il punto di partenza dovrebbe essere una discussione chiara e democratica sul grado di rilevanza delle diverse tipologie di impatto e sui pregi delle singole fonti.

Gli impatti li conosciamo: le centrali elettriche a fonti fossili provocano emissioni inquinanti che favoriscono i cambiamenti climatici e altri tipi di inquinamento atmosferico (per non parlare dell'inquinamento nei mari e sui terreni provocato dagli incidenti petroliferi, tanto per fare un esempio), il nucleare delle scorie la cui pericolosità diventa nulla solo dopo migliaia di anni, tanto per citarne alcune.
Anche l'eolico ha i suoi di impatti: quello visivo (che può essere limitato grazie ai software di progettazione disponibili per i tecnici del settore), il rumore (le centrali non vengono costruite in prossimità dei centri abitati), l'interazione con l'avifauna (non si installano le turbine in corrispondenza delle rotte di migrazione).
Ma ha anche tanti pregi: è la fonte energetica con la più bassa emissione di gas a effetto serra (circa 11 grammi di CO2 per kWh prodotto, un quinto del fotovoltaico e un nono del nucleare, considerando l'intera filiera produttiva e in base ai dati dell'Oxford Research Group), il vento costa zero e costerà sempre zero, l'eolico consente di creare 33 posti di lavoro in Europa al giorno (niente male in un periodo in cui si sente parlare solo di perdita di posti di lavoro...).
Quali sono gli impatti ambientali (e sanitari) che siamo disposti ad accettare e quali ci sembrano troppo gravosi? Quali sono i pregi delle fonti energetiche che riconosciamo più favorevoli? Personalmente, messi sul tavolo con chiarezza tutti i pro e i contro, ritengo che non abbia nessun senso dire di "No" a una fonte come l'eolico.
Chi lo fa forse non ha ben chiaro i termini delle questioni in gioco e di quali emergenze stiamo parlando (a proposito di cambiamenti climatici vi suggerisco di leggere "Tempesta", l'ultimo libro del climatologo di fama mondiale James Hansen).
L'unica via per uscire dal tunnel delle fonti fossili e del nucleare (e per provare a dare una mano al miliardo di persone che vive senza energia) è di puntare nei nostri Paesi industrializzati sull'efficienza energetica per ridurre i consumi e di promuovere con tutti i mezzi le fonti rinnovabili: solare fotovoltaico e termico, eolico con piccole e grandi macchine, geotermico ad alta e bassa temperatura, idroelettrico di piccola e grande scala, termosolare a concentrazione, biomasse, ecc.
E di aiutare i Paesi in nello sviluppo delle tecnologie pulite. Certo: le conseguenze più catastrofiche provocate dai cambiamenti climatici avverranno tra diverse decine di anni e, per ora qui in Italia (all'estero il discorso per fortuna è diverso) ci possiamo trastullare ancora in dispute stucchevoli se l'aumento della temperatura della superficie terrestre ha un'origine antropica o meno. Ma non per questo non dobbiamo sentirci chiamati in causa.

giovedì 11 novembre 2010

Che cos'è un'auto ecologica? - L'embrione di City car del futuro dal MIT di Roberto Rizzo

Se vogliamo fare un identikit di che cos'è un'auto ecologica, dobbiamo partire dal sistema di propulsione: usare delle fonti di energia pulite al posto dei combustibili fossili è un elemento fondamentale. L'auto elettrica, da ricaricare a casa o tramite le colonnine per strada, oggi, in linea di principio, lo consente. La tecnologia delle auto elettrica ha fatto un salto tecnologico rilevante grazie alle batterie a ioni di litio, che raggiungono una densità di energia più che doppia rispetto alle tipologie batterie precedenti.

Ma quello della propulsione non è l'unico fattore da considerare. Un'auto ecologica deve essere realizzata in materiali leggeri, ma che garantiscano allo stesso tempo la sicurezza degli occupanti in caso di shock, e facilmente riciclabili a fine vita. Pensiamo anche a quanta energia consumano le auto in circolazione. Una di medie dimensioni ha un motore con una potenza massima di diverse decine di kW. Giusto per avere un ordine di idee, nelle nostre case la potenza elettrica che usiamo per far funzionare gli elettrodomestici e i sistemi di illuminazione in genere è di soli 3 kW. Ma a che cosa assomiglieranno le auto ecologiche del futuro? Uno dei più importanti centri di ricerca mondiali, il Massachusetts Institute of Technology ha progettato e realizzato dei prototipo in scala ridotta di una City Car a due posti elettrica pura (un prototipo in scala reale dovrebbe essere realizzato entro fine 2011). L'auto, frutto del lavoro del gruppo di ricerca Smart Cities, pesa circa 450 chili (un terzo di una Toyota Prius e il 40% in meno di una Smart), è lunga due metri e mezzo (come una Smart e la metà di una Prius) e percorre più di 40 chilometri con l'equivalente un litro di benzina. Monta quattro motori elettrici con recupero dell'energia in frenata posizionati nelle ruote. Ogni ruota contiene anche i sistema di controllo dello sterzo, delle sospensioni ed è controllata elettronicamente in maniera indipendente dalle altre. Ciò fa sì che l'auto possa ruotare intorno al proprio asse e possa essere parcheggiata parallelamente ai marciapiedi senza fare manovra, ma muovendosi di lato. Lo spazio necessario per il parcheggio viene ridotto fino a una lunghezza di un metro e mezzo grazie alla possibilità di racchiudere a fisarmonica l'auto: dalle tre alle quattro CityCar trovano posto in una tipica area di sosta dedicata a una singola auto tradizionale. L'accesso e la fuoriuscita possono essere effettuati di fronte, mentre la parte posteriore dell'auto è riservata ai bagagli. È dotata di batterie a ioni di Litio che oltre a poter essere ricaricate tradizionalmente a casa o presso le colonnine presentano la possibilità di ricarica automatica nei parcheggi, come avviene con gli spazzolini elettrici da denti nei loro contenitori.

Fin qui tutto fantastico: ma quanto costerebbe un'auto di questo tipo? Ovviamente per ora si tratta soltanto di un prototipo e non esiste una produzione di serie che preveda la commercializzazione del veicolo, per cui non c'è un listino prezzi. Ma secondo gli scienziati del MIT, una volta lanciata la produzione in serie il costo sarà superiore rispetto a quello di una bicicletta elettrica con pedalata assistita (circa 700-800 euro) ma inferiore rispetto a un'auto tradizionale a benzina o diesel che usiamo in città (8.000-10.000 euro) perché più compatte. Possiamo anche ipotizzare che le City Car, quanto meno in una fase iniziale, saranno esentate dal pagamento dei ticket d'ingresso nelle città che lo introdurranno (il ticket esiste già a Milano, Londra, Singapore, Stoccolma) e pagheranno il parcheggio a un prezzo scontato perché occupano molto meno spazio rispetto a un'auto tradizionale. È possibile vedere scaricare numerosi filmati e ascoltare interviste ai ricercatori che hanno sviluppato il prototipo all'indirizzo http://cities.media.mit.edu